Negli ultimi anni dell’800 il grano delle varietà “da paglia” si coltivava in Toscana soprattutto nella provincia fiorentina (Signa, Empoli, Lastra a Signa, Vinci, San Casciano in Val di Pesa, Montespertoli, Certaldo, Fucecchio, Montaione, Capraia e Limite, Castelfiorentino, Cerreto Guidi) ma pure verso Siena (Poggibonsi, San Gimignano) a Prato e San Miniato (PI); con i pregiati “fili” le trecciaiole confezionavano vere opere d’arte come i famosi “cappelli di paglia di Firenze”.
Le piccole industrie diffuse sul territorio provvedevano alle diverse rifiniture necessarie per la vendita diretta o l’esportazione; alla fine l’imbiancatura veniva effettuata stivando i cappelli in stanze chiuse dove lo zolfo bruciava durante la notte e spesso gli operai, muovendosi al mattino tra gli ambienti poco arieggiati, subivano gravi danni ai polmoni.
Marco Conti rende dunque merito all’impegno civile profuso da Adolfo Del Panta (1849 – 1935) che stabilì nella sua Petriolo, un borgo alla periferia nord-ovest di Firenze, la prima fabbrica italiana di acqua ossigenata: l’effetto sbiancante ottenuto senza compromettere la salute dei lavoratori, insieme al prezzo molto vantaggioso rispetto a quello del prodotto importato, favorirono il successo della iniziativa e così l’attività seguitò dal 1892 fino quasi alla scomparsa dell’imprenditore.
Membro della locale Società “G. Garibaldi” il giovane chimico figura nel Comitato istituito per la realizzazione del monumento dedicato all’Eroe, capolavoro dello scultore Antonio Garella, scoperto il 21 luglio 1895 sulla piazza di Peretola “…fra un generale tripudio di popolo” (p.99).
Veniamo ancora a sapere che Petriolo e la confinante Peretola erano frazioni di un antico Comune di Brozzi assorbito in gran parte dal capoluogo toscano con la riforma amministrativa del 1929; l’Autore illustra efficacemente le vicende cruciali attraversate dalla modesta Comunità a cui la famiglia Del Panta apparteneva dal XVIII secolo.
Ad esempio i grandi scioperi delle trecciaiole, vittime della esosa intermediazione esercitata dai fattorini che distribuivano il lavoro a domicilio su incarico degli industriali, dilagarono nel maggio 1896 – agosto 1911 – giugno 1912 ma la gestione accorta del nostro fervido garibaldino consentì all’azienda sempre buoni livelli amministrativi e occupazionali: risultati acquisiti grazie anche al solido rapporto di carattere “familiare” instaurato con la manodopera e ben descritto in un apposito capitolo dell’interessante volume.
Renato Sassaroli